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Il grande Blek
Blek Macigno
Un ricordo personale del grande Blek - Articolo di Mauro
Blek Macigno

Blek Macigno rappresenta uno dei più vividi ricordi della mia primissima infanzia. Non ero ancora in età scolare e aspettavo il sabato, quando accompagnavo mia madre al mercato. Dopo aver girato tra le bancarelle ci avvicinavamo al carretto sul quale erano ammassati ed esposti giornali e riviste, una specie di edicola mobile. E lì comprava il numero settimanale di Blek. Ricordo che me lo leggeva mentre mi dava da mangiare e io rimanevo stupito a guardare quelle striscie di storie che scorrevano davanti ai miei occhi. In bianco nero, le coloravo con la mia fantasia. Solo la copertina era a colori, vivacissimi. Non so se fui io a scegliere Blek, ma di certo quelle copertine così colorate rappresentavano il disegno dei sogni di un bimbo e attiravano i miei piccoli occhi.

Erano i primi anni 60, o forse dovrei dire mitici anni 60. Erano gli anni del boom economico di un paese che riusciva finalmente a scrollarsi di dosso gli orrori e la miseria della guerra. Un paese ancora sostanzialmente contadino sia per cultura che per economia. Ma il boom svuotava lentamente le campagne e migrava interi paesi verso le metropoli, le fabbriche e il miraggio di una vita facile piena di comfort. Dopo aver sparso le nostre strade di barrette di cioccolato e calze di nylon, gli americani avevano regalato a questo paese un sogno di ricchezza e di vita.
La guerra pareva lontana e spariva velocemente nello specchietto retrovisore delle seicento nuove fiammanti. Pochi anni prima vedeva la luce il fumetto, che aveva un successo strepitoso, forse perchè regalava all'immaginario collettivo grandi paesi lontani e storie di eroi e di mondi possibili sempre migliori di quelli grigi e bui che molti vedevano al suono della sirena, all'uscita della fabbrica.

Nel 1954 nasce Blek Macigno, il grande Blek. In pochi anni diventa un vero e proprio successo editoriale. Questo nonostante l'apparente anomalia del personaggio. Niente a che vedere con i più recenti supereroi Marvel dotati di superpoteri. Certo un giovanottone dal fisico possente, ma di indole buona e che non sopporta soprusi e anela alla libertà. Anomalo per l'ambientazione ed il contorno storico. Per la prima volta un eroe dei fumetti vive nei boschi: un trapper. Una scelta, credo, tutto sommato non casuale.
In quell'Italia cittadina e in cerca di novità, resisteva però un forte retroterra culturale legato alle radici contadine e un eroe che vive nei boschi non può non ricordare le origini dei più. Un eroe, inoltre, che combatte per la libertà, contro l'occupante inglese. Una storia non poi così lontana da quella vissuta dai partigianio sui monti contro l'invasore tedesco. Anomalo è senz'altro il contesto politico scelto: sono gli anni che precedono la rivolta americana contro gli inglesi, che nel fumetto sono rappresentate dalle odiate giubbe rosse. Anomalo perchè nei fumetti sino ad allora e anche dopo, il nemico sarà indiano, nazista o qualunque altra parte facilmente identificabile con il male, così come generalmente riconosciuto. Inglesi, mai. Liberatori in questo paese che vive il boom, progenitori di quegli americani che esportano da noi il loro sogno, eppure cattivi. Come un voler insinuare un piccolo dubbio nella mente del lettore. Altrettanto dicasi per il buono. Blek è trapper, uomo rude delle montagne del Maine che combatte per la stessa causa dell'avvocato Connolly, un bostoniano istruito e colto che tiene le fila dei ribelli di città. Così diversi e spesso in contrasto con gli uomini liberi della montagna. Questo come a ricordare che l'anelito di libertà spesso richiede mediazioni e alleanze che altrimenti non sarebbero mai.
E quei due strani ed inseparabili amici che egli ha sempre con sè: il professor Occultis, ingegnoso, istruito e pieno di una furbizia tutta paesana e quel piccolo ragazzo, Roddy, un trovatello che la comunità trapper ha adottato. Strani perchè in fondo si tratta di un pacifico e rotondetto professoere e un minorenne e non certo di due superdotati alleati. Due deboli in fondo che hanno trovato amicizia e protezione da chi non fa discriminazioni di sorta. In mezzo a queste anomalie vive le sue avventure il nostro eroe. Storie semplici e per nulla psicologiche come da anni ormai ci hanno abituato i supereoi venuti da oltreoceano. Storie di lotta per la libertà, ma anche contro la corruzione, la malavita, i soprusi in genere.
Ne esce fuori un personaggio forte e pulito, anche se inimitabile. Blek non può essere l'esempio, il mito: nessuno può essere forte come lui, deciso come lui, sicuro come lui. Ma sono di esempio i principi, semplici anch'essi, che questo gigante vuol far valere con la parola e l'azione. Libertà, onestà, democrazia. Le parole giuste per quell'Italia ancora piena di contraddizioni e squilibri che cerca nel progresso tecnologico ed economico la via per l'affrancamento e l'uguaglianza. Temi e ideali che arriveranno prepotentemente alla ribalta una decina d'anni dopo.
Blek non è certo un fumetto politico. Sulle orme di Salgari i tre autori torinesi descrivono situazioni e posti che probabilmente non hanno mai visitato. Ma scelgono un posto ed un'epoca particolare per far vivere il loro personaggio, così come esotica era l'India del Sandokan salgariano e, guarda caso, entrambi a combattere lo steso nemico. Un nemico che la storia ci ha regalato come alleato, ma che in fondo, in entrambe le vicende, cura e tutela esclusivamente i propri interessi economici e lo fa con la forza ed il sopruso. La zona geografica è quella dove anni prima aveva vissuto l'ultimo dei mohicani, come premonizione di un modello di vita che va pian piano scomparendo, surclassato dai palazzi in cemento e dalle fabbriche. Ma che è ancora vivo nei ricordi e nella mente di tutti, è ancora storia recente. Non sono certo tutte queste le considerazioni che sono venute a galla nella mia mente di bambino, allora, leggendo quei fumetti. Ma che sono lentamente maturate negli anni: ora come allora le gesta di Blek, gli ideali di quel trapper, sono ben vivi.

Molte volte mi sono chiesto che fine abbia fatto quel giovanotto senza macchia e senza paura. E nella mi immaginazione l'ho visto combattere in prima fila per cacciare gli inglesi, per poi essere messo da parte, a rivolta terminata, dai maggiorenti di Boston e dintorni, nelle mani dei quali era solo uno strumento. Una storia comune, in fondo, ripetutasi mille volte, anche nel recente passato di questo nostro paese. Al contempo, però, lo immagino tornare alle proprie attività di trapper, sui suoi monti, coi suoi fedeli amici. Certo che ritornerà ogni volta che qualcuno faccia un sopruso o una scorrettezza al prossimo. Un grande eore dimenticato dai grandi mezzi di informazione, ma che, a cinquant'anni di distanza, ha ancora tanti amici, collezionisti e fans, che forse ancora guardano con nostalgia a quegli anni e agli ideali che parevano schiudersi allora. Anche un bambino che non vedeva l'ora arrivasse sabato per poter andare con la mamma a quell'edicola ambulante al mercato a comprare l'ultimo numero del suo eroe preferito.
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Realizzato nel 2005 da Mauro Rossi